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13 Dic 2022

Il tempo contro-verso ci cambia vita e vacanze

In un BTO 2022 sul metaverso, un inedito confronto su turismo e tempo.

“Il tempo contro-verso” è stato il titolo del panel in BTO il 30 novembre scorso, propiziato dal prof. Rodolfo Baggio del Comitato Scientifico.
Insieme con tre persone straordinarie abbiamo realizzato un esperimento dal vivo: “segmentare il tempo contemporaneo” cercando di capire cosa succede nei processi che ci cambiano vita e vacanze.
Hanno condiviso e arricchito questa iniziativa Chiara Mocenni, matematica e docente di sistemi complessi e teoria dei giochi all’Università di Siena, Giovanna Maria Dimitri, Phd in Artificial intelligence presso il Department of Computer Science, University of Cambridge (UK) e ricercatrice al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e Scienze Matematiche dell’Università di Siena, Monica Lasaponara, Escape Coach® e business strategist, formatrice in materia di Innovazione Sociale con particolare riferimento al mercato del lavoro.

Tempo biologico (lungo), tempo storico (veloce) e tempo virtuale (staccato dalla realtà)

Chiara Mocenni ha sviluppato il proprio intervento su “Conoscenze Tacite e Tempi di Consapevolezza” ricordando il contrasto irriducibile tra “tempi biologici”, che misurano l’evoluzione delle specie viventi e dell’ambiente in milioni di anni, e “tempi storici”, che misurano le tracce dell’uomo sulla terra su scale molto più veloci, e, infine, i “tempi virtuali”, staccati dalla realtà e straordinariamente veloci.
Lo sfruttamento delle risorse in modo smisurato da parte dell’uomo ha ingigantito la distanza tra tempi storici e tempi biologici, generando contraddizioni oggi evidenti, come il cambiamento climatico e l’aumento delle disuguaglianze economiche e sociali. A complicare la situazione si fa strada oggi un nuovo tempo, ancora più veloce: il tempo virtuale, il tempo del metaverso, che trasforma radicalmente il modo in cui comunichiamo, ci scambiamo le idee e persino le cose. È un non-tempo, in quanto non ha alcun legame con la fisicità, la fragilità e la limitatezza degli esseri umani. Siamo perciò chiamati a prendere atto di una nuova forma del tempo: quello della conoscenza, della consapevolezza, della responsabilità. Ci salva mescolare la dimensione individuale a quella collettiva, costruire ponti, spirali e circolarità tra tempi biologici, storici e virtuali, interconnetterci silenziosamente agli altri e all’ambiente tramite conoscenze tacite, vissuti, storie, esperienze. Avere cioè tempi ricorsivi. Per esempio, nel turismo è l’ora del tempo della consapevolezza che potremmo segmentare in tempo naturale, tempo del turista e tempo del cittadino. I turisti potrebbero trasformarsi in cittadini residenti solo per qualche giorno? Credo di sì, a patto che, da un lato, il sistema consenta al turista di partecipare attivamente alla salvaguardia dei beni comuni locali, e che, dall’altro, il turista si impegni a rispettare i tempi storici e naturali dei luoghi visitati, facendo ricorso consapevolmente, oltre che alle informazioni disponibili, alle proprie conoscenze tacite, stratificate e personali.

Dagli “orologi molli” di Dalì al tempo dell’apprendimento tramite dati sintetici e unreal time

Giovanna Maria Dimitri ha approfondito il tempo virtuale nell’intervento dal titolo “Artificial Intelligence tra dati sintetici e unreal time”. La talk è iniziata prendendo spunto dal concetto della relatività del tempo, ispirandosi ai quadri e alle opere del grande pittore Salvador Dalí. In particolare l’intervento è iniziato con un riferimento all’opera “La persistenza della memoria” creata da Dalí nel 1931. Nell’autobiografia segreta Dalí scrive: “Due orologi molli uno dei quali pendeva miserevolmente dal ramo dell’ulivo. Nonostante il mal di testa fosse ora tanto intenso da tormentarmi, preparai febbrilmente la tavolozza e mi misi al lavoro. Quando, due ore dopo, Gala tornò dal cinema, il quadro, che sarebbe diventato uno dei più famosi, era terminato.”
Per Dalì gli orologi deformati rappresentano il tempo da un punto di vista psicologico. Questa metafora ci porta così dentro al senso del tempo per Artificial Intelligence (disciplina nata a partire dal 1950), Machine Learning (emersa nel 1980) e Deep Learning (dal 2014 in poi circa).
Le metodologie di intelligenza artificiale si pongono come obiettivo quello di simulare l’intelligenza umana, in particolar modo la capacità di imparare dagli esempi.  Machine Learning sono metodologie usate per costruire ad esempio un software che si allena su esempi (e per questo sono configurabili come un sotto insieme dell’intelligenza artificiale). Deep Learning è una specifica area del Machine Learning, basata sull’identificazione automatica delle features (caratteristiche) di interesse senza la necessità di un’estrazione preventiva delle stesse features da utilizzare. L’idea del Deep Learning consiste nell’usare più layers (numero maggiore di livelli e di parametri nelle rispettive architetture) per poter approssimare modelli più complessi.
Dopo questa breve introduzione, siamo quindi passati a trattare il tema del tempo nell’intelligenza artificiale, con particolare riferimento al concetto relativo al tempo di apprendimento per un algoritmo. Nel corso dello sviluppo di tali metodologie, il tempo di apprendimento si è ridotto, passando da quello che è stato definito un tempo orizzontale (algoritmi di decisione) a quelli che sono stati definiti tempi ricorsivi e ricorrenti (che hanno permesso di ridurre il tempo di apprendimento, imparando durante le varie prese di decisione. In questo contesto di aumento delle complessità dei modelli e diminuzione del tempo di apprendimento necessario, è stato riportato il caso del software Alpha GO. E’ il 2017 quando un algoritmo di Intelligenza Artificiale riesce a battere il campione mondiale di GO. Fino ad allora il tempo era verticale/sequenziale: l’approccio per far imparare ad una macchina a giocare a GO, ma il tempo di apprendimento non poteva più essere sequenziale se volevamo riuscire a battere un umano in tempo reale. C’era la necessità di rendere gli algoritmi più complessi, creare un tempo circolare/orizzontale, imparando anche mentre il gioco proseguiva. Sono le tecniche di reinforcement learning, cioè  imparare dagli esempi mentre il gioco prosegue: ottimizzare il tempo.
La domanda e la riflessione finale che ci possiamo porre è quali siano i tempi in gioco. Con il Deep Learning è diminuito il tempo di apprendimento, o meglio è diminuito il tempo di apprendimento rispetto all’avversario umano: ciò che il campione aveva imparato con anni di esperienza, adesso viene imparato in poche settimane da una macchina, quindi il tempo di apprendimento non è solo in verticale ma anche in orizzontale. Per tornare a Dalì, siamo di fronte agli gli orologi molli dell’intelligenza artificiale, ad un concetto di tempo mutato e surreale.

Un nuovo tempo lavoro fatto di impatto, passione, autonomia e benessere

Monica Lasaponara ha affrontato il tema “Tempi di burn-out: come e perché”, partendo dalla storica decisione del 2019 da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di inserire il burn-out nella lista delle malattie della Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD-11), definendolo un fenomeno puramente occupazionale. Ancor prima, nel 2017, il rapporto Status of the Global Workspace di Gallup aveva evidenziato un dato allarmante: l’85% dei lavoratori nel mondo non è soddisfatto del proprio lavoro. La percentuale italiana è del 94%. Da questi dati risulta evidente l’impressionante quantità̀ di potenziale umano sprecato.
A seguire, la pandemia da Covid-19, nell’aver costretto tutti ad un periodo di stop forzato e di conseguente ripensamento dell’equilibrio vita-lavoro, ha determinato cambiamenti epocali nel mercato del lavoro.
Il 2021 infatti verrà ricordato come l’anno di nascita della Yolo Economy (l’economia del You Only Live Once, ovvero si vive una volta sola) e del fenomeno Big Quit (le Grandi Dimissioni): prima negli Stati Uniti e poi via via anche in altri paesi, Italia compresa, il numero delle dimissioni volontarie ha continuato a crescere vertiginosamente nonostante la crisi mondiale, un grido di allarme che chiama aziende e istituzioni ad una urgente riflessione sul fatto che oggi – come sostiene Anthony Klotz, il professore di Psicologia che ha coniato la definizione Grandi Dimissioni – «chi siamo come dipendenti e come lavoratori ha molto a che fare con chi siamo come esseri umani».
Nel XXI secolo la parola “lavoro” non equivale più solo a “sostentamento economico”, ma deve anche e soprattutto soddisfare l’individuo in un’ottica di Impatto, Passione, Autonomia e Benessere.
Le persone che hanno deciso di lasciare il lavoro sono per lo più giovani, e i settori più colpiti sono quelli relativi all’industria del turismo e della ristorazione. Le ragioni non sono da ricercare tanto e solo negli stipendi inadeguati, ma soprattutto in quel che riguarda la flessibilità, l’equilibrio vita-lavoro e le possibilità di avanzamento professionale. Questi fattori rappresentano pertanto oggi le leve di retention sulle quali le imprese devono concentrarsi se vogliono assicurarsi risorse motivate e produttive.
Diventa fondamentale dunque prendersi del tempo per ripensare logiche e ruoli ed iniziare a progettare soluzioni, processi, percorsi di formazione e modelli di leadership adeguati, con l’obiettivo di personalizzare e coinvolgere sempre più la forza lavoro nella Mission e nella Vision delle imprese.

Valore del tempo vacanza e sfida dell’emergenza climatica

E arriviamo così al mio intervento (Beppe Giaccardi), al tempo del turismo che ha concluso il panel su “Il tempo contro-verso” nella BTO del metaverso.
Sappiamo tutti che il tempo è la risorsa più scarsa e volatile che abbiamo, nella nostra vita e nel nostro lavoro. E sappiamo che tempo fugit letteralmente, soprattutto quando siamo in vacanza e quando stiamo bene.
Infatti, quando qualche “cigno nero” (Taleb, 2017) proprio in viaggio e/o in vacanza ci mette il becco dobbiamo gestirci non poche difficoltà e malumori. Un volo cancellato, un treno in ritardo, un traghetto in panne o una coda esagerata di auto in autostrada sono un grande fastidio anche perché sottraggono tempo non rigenerabile. Allo stesso modo, una scelta di destinazione mal orientata, una programmazione di viaggio affrettata, un sito non aggiornato o una app fatta male possono “inquinare” quel tempo che destiniamo alla nostra giusta rigenerazione fisica e mentale.
Quando succedono questi fatti la ri-protezione di viaggiatori e turisti non è una normalità o uno standard acquisiti. Un gestore di un’autostrada che distribuisce bottigline d’acqua ad automobilisti accaldati in una lunga coda estiva fa ancora notizia. Voli, treni o traghetti in ritardo svelano procedure di rimborso o protezione quanto meno anacronistiche. Le stesse destinazioni italiane non comunicano (o non hanno?) piani e servizi specifici di protezione per ospiti e cittadini in caso di imprevisti importanti o gravi. Pur con servizi sanitari e protezione civile adeguati, le destinazioni ospitanti risultano più strutturate per impatti antropici annuali/normali che per impatti stagionali/eccezionali, tipici per esempio di un’alta stagione e di periodi ravvicinati di overbooking.
In questa sequenza estrema e auspicabilmente assurda, il “tempo vacanza” sembrerebbe non avere alcun valore, mentre per le persone ne ha moltissimo.
Come noto il tempo di ciò che una volta si chiamava villeggiatura (circa 15 giornate in media) si è ridotto e frazionato, mentre sono aumentate frequenza (short break di 2-3 giornate circa) insieme con distanze e tempo di viaggio. Il bisogno di vacanza e star bene si è perciò combinato con l’esigenza del viaggiatore e del turista di ottimizzare e far rendere il proprio “tempo vacanza”. Anche quando si sceglie una vacanza slow, proprio perché si vive un’esperienza di autenticità particolare in un tempo breve, il rendimento del “tempo vacanza” deve essere intenso e indisturbato. Imprevisti o addirittura pericoli vanno ponderati e le contromisure di tutela e protezione, da parte dell’offerta, andranno programmate e testate.
Inoltre, con la massiva diffusione del digitale e grazie alla modificazione strutturale della relazione tra domanda e offerta, il “tempo vacanza” da abituale percezione e godimento del tempo libero è divenuto a tutti gli effetti una componente strategica (e di marketing) dell’offerta di prodotto e di servizi – di viaggio, destinazione, accoglienza ed esperienza. L’offerta pubblica e privata dovranno insieme far rendere emotivamente e organizzativamente il “tempo vacanza” del cliente-turista, soprattutto per sviluppare reputazione e rendimento del proprio tempo lavoro, contenendo così rischio d’immagine e d’impresa.
Da quest’anno, la sfida eclatante per il “tempo vacanza” è divenuta l’emergenza climatica – in realtà ben nota nei “tempi biologici, storici e virtuali”, per citare Chiara Mocenni – con sullo sfondo un modello economico evidentemente sempre più insostenibile correlato non a caso, come noto, a gravi fatti di guerra.
Della necessità di contrastare l’emergenza climatica e del rapporto con il turismo in questo sito ne abbiamo scritto più volte, per esempio:

Da tutto ciò, e riflettendo sui fondamentali contributi di Chiara Mocenni, Giovanna Maria Dimitri e Monica Lasaponara, abbiamo appreso che il tempo è molto contro-verso perché ci cambia vita e vacanze.
Pertanto, la strategia fondamentale per imprese e destinazioni, ma soprattutto per i decisori pubblici che possono davvero fare la differenza in termini di risultati economici, sociali e ambientali, dovrà essere quella di “adoperare bene il tempo del turismo” perché sprecarlo significa distruggere futuro e risorse indispensabili anziché valorizzarle.

Dimenticavo: hai compilato il questionario dell’indagine nazionale Impatto Sociale Clima?
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Qui le slide di Beppe Giaccardi, Giovanna Maria Dimitri e Chiara Mocenni:

Il tempo contro-verso – BTO 2022 from Studio Giaccardi & Associati – Consulenti di Direzione
Beppe Giaccardi