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21 Set 2022

Impatto clima, turismo culturale e città

Dal gran caldo alle bombe d’acqua al rispetto delle persone: come prendere decisioni per contrastare l’emergenza climatica.

L’impatto dell’emergenza climatica (compila per favore il questionario a questo link) è diventato ancor più acuto in questi mesi, dall’aumento di calore e del numero di giornate di gran caldo ai nubifragi improvvisi e violenti. Tutto ciò appare come un’evidente minaccia per le persone e per attività importanti nelle città e nei territori del nostro paese come il turismo culturale, peraltro già provato dai due anni di lockdown.

Secondo ISTAT (cfr. https://www.istat.it/it/files//2020/12/C01.pdf) il 68,5% della popolazione italiana, oltre 41 milioni di persone, vive nei comuni medi con dimensioni tra 5 mila e 250 mila abitanti, mentre sono circa 19 milioni coloro che risiedono in comuni medio grandi con oltre 250 mila residenti.
È intuitivo pensare che l’impatto clima nella vita urbana di questi contesti sia “simile ma differente” e richieda provvedimenti tanto urgenti quanto diversificati.

Secondo il Ministero della Cultura, il turismo culturale in Italia (cfr. https://www.beniculturali.it/comunicato/l-italia-e-un-immenso-museo-all-aperto) pesa più del 33% del PIL totale della nostra industria delle vacanze. Sappiamo inoltre che i suoi “fondamentali”, quali patrimonio culturale e paesaggistico, 58 siti Unesco – la più alta concentrazione nel mondo -, musei, biblioteche storiche, mostre, eventi, etc., sono un sistema economico sociale imponente che attrae ogni anno milioni di arrivi turistici nazionali e internazionali.
Nell’insieme, il turismo culturale con il fenomeno tutto italiano delle “città d’arte” e  dei “borghi storici” è un modello di business a diverse scale urbane e territoriali che produce oltre 54 miliardi di euro all’anno, sostiene un’occupazione diretta stimata in più di 1,5 milioni di addetti e rappresenta da diversi anni una concreta leva di sviluppo locale per comunità apparentemente minori o marginali, rallentata ma non bloccata dagli effetti covid-19.

Tutto ciò, dalla qualità di vita nelle città e nei territori al ruolo sociale del turismo culturale, è messo in discussione e financo minacciato da un clima “impazzito”, la cui causa come sappiamo è una sorta di “reazione a catena” che coniuga inquinamento atmosferico e ambientale con un modello economico fossile non più sostenibile.
Il “paese della bellezza”, per citare una parola d’ordine di successo, non può rimanere indifferente di fronte a una tale minaccia ma deve e può reagire.

Oggi è il primo giorno di autunno, 21 settembre, e ci approssimiamo a una stagione di maggiore emissione di CO2 e costi energetici. Che fare, dunque, per avere una discontinuità positiva ad elevata sostenibilità culturale, economica e ambientale? Come tutelare gli amministratori di città e territori, gli operatori del turismo e quel milione e mezzo di posti lavoro dando nuovo futuro alla leva turismo culturale per lo sviluppo locale?
Le risposte non sono facili, però pensiamo che quattro direttrici siano attuabili in ogni città e territorio:

  1. Rinnovare pensiero strategico e operatività coerente anticipando l’applicazione dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU per contrastare l’emergenza climatica senza attendere l’anno di scadenza
  2. Sviluppare consapevolezza e partecipazione attuando progetti e processi di conoscenza e di coinvolgimento capaci di prefigurare criticità o minacce e individuare “soluzioni dal basso” con la collaborazione anche di imprese, cittadini e turisti
  3. Avviare e realizzare progetti di sostenibilità e accoglienza di destinazione incentivando comportamenti virtuosi dell’offerta e premiando analogamente quelli della domanda
  4. Rinnovare e “rianimare” visione e marketing territoriale offrendo, tanto ai “cittadini temporanei” quanto ai residenti, standard e servizi elevati di safety e sostenibilità per nuovi stili di vita e di vacanza.

Prendere decisioni in queste quattro direzioni si può fare in questo modo:

  1. rendendo disponibili dati aperti, non sempre ci sono e quasi mai sono tali
  2. mettendo al centro dello sviluppo turistico e locale l’interesse delle imprese, intese come “strumento sociale” di generazione e distribuzione della ricchezza
  3. progettando e organizzando nuove occasioni di formazione, perché sviluppo turistico e locale più contrasto all’emergenza climatica evocano competenze ibride, innovative e digitali, non ancora diffuse e strutturate.

Per tutto ciò, servono dati e serve ancora di più la tua opinione: per favore compila il questionario della survey IMPATTO SOCIALE CLIMA.

Marco Antonioli
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