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04 Feb 2022

Turismo e clima: WARNING! Diamoci da fare

Entro il 2050 - meno di 28 anni, cioè lo spazio di una generazione - gli arrivi turistici nel Mediterraneo e in Italia rischiano di ridursi fino a -21% a causa dei cambiamenti climatici, in particolare per l’aumento della temperatura (fino +4 gradi)

Lo afferma il ponderoso rapporto “Cambiamenti climatici, infrastrutture e mobilità e Investire in infrastrutture: strumenti finanziari e sostenibilità” realizzato per il Ministro prof. Enrico Giovannini, responsabile del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile, dalla Commissione “Cambiamenti climatici, infrastrutture e mobilità sostenibili” presieduta dal prof. Carlo Carraro, Rettore Emerito e Ordinario di economia ambientale all’Università Ca’ Foscari di Venezia.

 Come altri autorevoli soggetti internazionali avevamo preannunciato – cfr. il nostro rapporto di ricerca del 2021 Turismo & Salubrità link pagg. 5-17 – la pandemia da Covid-19 ha acceso i riflettori su molte criticità non più sostenibili, e contemporaneamente sul rischio connesso dei cambiamenti climatici.

Il warning per il settore del turismo arriva dai dati pubblicati nell’apposita Sezione del suddetto rapporto – pagg. 104-105.

Gli impatti principali del cambiamento climatico sul turismo in Italia, che nel 2019 costituiva il 10,4% del PIL Paese (fonte WTTC, 2021), sono collegabili a una possibile perdita di attrattiva del clima mediterraneo che diventerà troppo caldo ed estremamente instabile (ondate di calore, eventi estremi, etc.).

In un primo scenario di aumento della temperatura a +2 gradi si stima una riduzione totale del -15% degli arrivi internazionali. In secondo scenario con +4 gradi di aumento della temperatura si stima una riduzione totale del 21,6%. Tenendo inoltre conto del comportamento dei turisti nazionali la stima sulla domanda potrebbe aggravarsi ulteriormente.

L’impatto di questi eventi può causare perdite dirette per il turismo italiano stimate in 17 miliardi nel primo scenario (+2 gradi) e di 52 miliardi nel secondo (+4 gradi).

Discorso a parte va fatto per il turismo invernale che anche solo con l’aumento della temperatura di 1°C vedrebbe venire meno una copertura nevosa sufficiente per la stagione invernale. 

La regione più colpita sarebbe il Friuli-Venezia Giulia in cui diventerebbe impossibile sciare e lo stesso accadrebbe in un terzo delle stazioni sciistiche di Lombardia, Trentino e Piemonte. Con un aumento di 4°C solo il 18% delle attuali stazioni sciistiche sarebbero utilizzabili.

Alla luce di questi dati crediamo sia necessario un vero e proprio “colpo di reni” unitario da parte dei decisori pubblici e dei principali operatori pubblici e privati del turismo italiano.

A nostro avviso appare necessario un salto di consapevolezza e di progettualità:  

  • In primo luogo, analisi e confronto andrebbero evoluti dallo sterile “quando e come torneremo ai valori del 2019” alla riscoperta del “come e perché cambiare e qualificare la strategia del turismo italiano ed europeo”
  • In secondo luogo, decisori e operatori potrebbero aver l’occasione di fare pesare il valore sociale del turismo italiano (circa 500 mila impresa e 4 milioni di addetti) per contribuire alla mitigazione dell’emergenza climatica tutelando così arrivi e presenze in Italia e nel Mediterraneo.

L’idea potrebbe essere la composizione partecipata di un’AGENDA IL TURISMO PER IL CLIMA traendo ispirazione dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e dai 17 Sustainable Development Goals.

Magari anticipandoli!

Qui il rapporto “Cambiamenti climatici, infrastrutture e mobilità e Investire in infrastrutture: strumenti finanziari e sostenibilità”

https://www.mit.gov.it/comunicazione/news/mims-nuove-strategie-per-infrastrutture-sostenibili-e-resilienti-ai-cambiamenti. 

Che ne pensate?

Beppe Giaccardi
#destination management #strategia