Home / News / Turismo e destinazioni / Le conseguenze dell’emergenza climatica in Italia e nel turismo

News

08 Feb 2023

Le conseguenze dell’emergenza climatica in Italia e nel turismo

Cosa dice il PNACC del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e perché è importante.

Come noto, il 2022 in Italia è stato l’anno più caldo mai registrato, come testimoniato dai dati Copernicus.
Complica la situazione il fatto che il nostro Paese sia all’interno del cosiddetto “hot spot mediterraneo”, cioè un’area identificata come particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici.
Rispetto al periodo pre-industriale, infatti, la temperatura media delle acque del Mediterraneo è aumentata di 1,5°C, il 20% più velocemente rispetto alla media globale.
L’emergenza climatica è già oggi una realtà critica, responsabile di danni naturali tra i quali

  • riduzione del volume dei ghiacciai
  • aumento del livello dei mari e dell’intrusione salina verso la terra
  • impatto sugli ecosistemi vegetali e animali, degrado del suolo, etc.)

e di conseguenze rilevanti sulle nostre vite, come ad esempio

  • aumento delle giornate di calore e degli eventi estremi
  • alimentazione delle “isole di calore” nelle città
  • danni a pesca e agricoltura, etc.

Il PNACC (Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, 2022, qui il link per il download) riporta diverse stime degne di nota.
Ve ne segnaliamo tre:

  • Si ipotizzano 410.000 posti di lavoro persi se non vengono implementate misure di adattamento ai cambiamenti climatici
  • Per il settore dei trasporti, l’impatto economico degli eventi climatici estremi potrebbe aumentare del 1.900% circa entro il 2040-2070 (attualmente è pari a 0,15 miliardi di euro all’anno)
  • L’Italia è uno dei paesi europei con il più alto tasso di mortalità collegato a temperature elevate; inoltre il “costo della mortalità da stress termico” come parte del PIL è passato dallo 0,64% del 2000 all’1,03% del 2017.

Quali conseguenze dell’emergenza climatica nel turismo?

In primis, la perdita di arrivi turistici causata dallo spostamento delle mete di viaggio verso paesi meno caldi: “In uno scenario di aumento della temperatura di 2°C, si stima una riduzione del 15% degli arrivi internazionali, del 21,6% in uno scenario di incremento di 4°C. L’impatto netto sulla domanda totale italiana risulta comunque in una contrazione del 6,6% e dell’8,9% con perdite dirette per il settore stimate in 17 e 52 miliardi di euro nei due scenari climatici, rispettivamente” (PNACC, pag 61).
L’aumento delle temperature favorirà inoltre lo scioglimento della neve anche ad alta quota, impattando pesantemente sulle stazioni sciistiche del nostro paese. L’aumento del livello del mare e dei fenomeni erosivi, invece, causerà danni alle destinazioni di turismo balneare. Infine, l’aumento delle ondate di calore colpirà turisti e cittadini di piccole e grandi città, aggravando del fenomeno delle “isole di calore urbano”.

La necessità di adattarsi (ricordate Darwin?)

Adattamento significa anticipare gli effetti avversi dei cambiamenti climatici e adottare misure adeguate a prevenire o ridurre al minimo i danni che possono causare oppure sfruttare le opportunità che possono presentarsi” (PNACC, pag 72).
L’adattamento diventa una condizione essenziale e capitale di territori e destinazioni per poter anticipare gli effetti negativi, ridurre i danni – attuali e futuri – dell’emergenza climatica e per poter cogliere nuove opportunità. Per esempio, il passaggio, l’evoluzione in destinazioni greenest mettendo a punto azioni concrete di protezione di turisti e cittadini e di contrasto all’emergenza climatica.

A tale proposito, il PNACC propone specifiche misure di adattamento, per esempio

  • Diversificare l’offerta turistica, integrando insieme diverse proposte
  • Destagionalizzare i flussi turistici
  • Implementare sistemi di monitoraggio e allerta in caso di eventi estremi in ambito urbano, a protezione di turisti e residenti
  • Implementare sistemi di monitoraggio della sostenibilità (ambientale, sociale ed economica) della destinazione turistica
  • Snow farming (cioè, manutenzione accurata delle piste, eventuale ombreggiamento delle stesse, costruzione di barriere anti-deposito, piantumazione di alberi, allestimento di depositi di neve)
  • Conservare e ricostruire ambienti naturali costieri
  • Utilizzare i soli impianti di innevamento artificiali esistenti e favorire la progressiva dismissione a favore di pratiche di mantenimento dell’innevamento più sostenibili
  • Riforestare le aree urbane e creare spazi verdi all’interno delle città
  • Preservare le colture agricole locali e i prodotti forestali non legnosi attraverso brand, label o campagne di valorizzazione dell’immagine
  • Promuovere i conti assicurativi per la gestione dei rischi climatici

Guardare al futuro con misure concrete di adattamento (ricordate cosa diceva Darwin a proposito di chi sopravvive?) è indispensabile per realizzare uno sviluppo climate-sensitive in grado di sostenere imprese e destinazioni in queste nuove sfide.

Simone Camerani