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25 Gen 2023

Il “grande assente”

Presente e futuro del turismo nel confronto tra dati UNWTO, EUROSTAT e COPERNICUS.

Confrontando i dati sul turismo dalle fonti ufficiali si scoprono sempre elementi utili e interessanti. Ci sono novità però che non riguardano solo trend attuali e futuri ma anche l’emergere di un “grande assente”, cioè il peso che potrà avere l’impatto del cambiamento climatico sulle scelte di vacanza da quest’anno in poi, dopo un 2022 caldissimo.
Abbiamo perciò voluto correlare le informazioni UNWTO ed Eurostat su consuntivi e previsioni di viaggio con le analisi climatiche della piattaforma europea COPERNICUS, in particolare del servizio “Copernicus Climate Change Service” (C3S), scoprendo altre informazioni secondo noi altrettanto utili e interessanti per sostenere imprese e destinazioni turistiche in questa nuova sfida.
Condividiamo con voi cosa abbiamo capito.

L’emergenza climatica influirà inevitabilmente sul modo di viaggiare delle persone

Dall’anno scorso il nostro Studio ha acceso un faro sulla sfida globale più importante da qui al 2030: il contrasto all’emergenza climatica che pensiamo potrà influire sul modo di viaggiare delle persone.
C3S (Copernicus Climate Change Service) della Commissione Europea ha pubblicato i Global Climate Highlights del 2022 dai quali si evince che abbiamo appena attraversato l’anno più caldo della storia dal 1950 ad oggi in tutta l’Europa meridionale (Italia compresa) e Regno Unito, e il secondo più caldo in Germania.
A livello globale è stato invece il quinto anno più caldo.
I quattro precedenti sono stati: 2016, 2020, 2019 e 2017.
Negli ultimi sei anni si sono registrati i cinque anni più caldi della storia.
Tutto ciò è il risultato di una serie di fattori, non ultimo il continuo incremento delle emissioni di CO2.

Se il “trend calore” continuerà ad essere questo dovremo fare i conti con inverni sempre più miti ed estati sempre più torride. A livello turistico è molto probabile che dovremo ripensare ovunque offerta e servizi di accoglienza, ospitalità, mobilità, esperienza e intrattenimento incrementando e strutturando scelte di tutela e protezione di ospiti e cittadini da eventi che saranno sempre più frequenti. Perché i viaggiatori saranno sempre più sensibili a questi fattori – sono i “climate-sensitive travellers” – e sceglieranno destinazioni e strutture più attrezzate in questo senso.

I dati positivi delle presenze 2022 in Danimarca, Paesi Bassi e Belgio non sono casuali

La Danimarca ha l’obiettivo di essere entro il 2050 il primo Paese totalmente indipendente da fonti fossili. A livello di industria turistica il 68% delle camere di albergo ha una certificazioni eco-green e 1/3 delle camere (più di 8.000) vengono rinfrescate con condizionatori funzionanti con le acque del Porto di Copenaghen. Questo consente di ridurre del 70% il consumo di CO2 rispetto ai condizionatori tradizionali.

Amsterdam è invece una delle best practice mondiali a livello di mobilità sostenibile. È la città in Europa con più ciclisti e pedoni: circa il 40% delle persone si spostano in bicicletta e il 30% a piedi. Inoltre, quasi tutti i mezzi di trasporto pubblico funzionano con energia verde. L’ambizioso obiettivo è di avere un trasporto pubblico a emissioni zero entro il 2030. A livello turistico 70 hotel della città hanno la certificazione Green Key, un marchio internazionale di sostenibilità per le imprese del settore turistico e ricreativo che a livello di politica ambientale mettono in campo molto di più rispetto a quanto richiesto dalla legge.

In pratica sembra che chi ha già fatto scelte greenest (ne abbiamo scritto qui e qui) possa avere un vantaggio competitivo maggiore rispetto ai competitor, e i numeri stanno iniziando a dargli ragione. Pensiamo pertanto che per le realtà italiane sia divenuto conveniente lavorare in questa direzione per non restare indietro e perdere quote importanti di domanda, soprattutto europea e internazionale.

L’andamento del turismo a livello europeo e italiano

I Paesi che hanno già raggiunto i livelli pre-pandemia, forse non del tutto casualmente, sono Danimarca, Paesi Bassi e Belgio che, pur non essendo grandi destinazioni turistiche in senso dimensionale, sono però quelle più strutturate come offerta green e di contrasto ai cambiamenti climatici, come accennato nel paragrafo precedente.
E l’Italia?
Siamo al 17° posto sui 27 paesi dell’Unione e registriamo ancora un -11% di presenze rispetto al 2019.

Siamo perciò dietro a tutti i nostri competitor.
Francia e Portogallo hanno fatto registrare -0,5%, la Croazia -3%, la Spagna – 4%.
Tutti meglio della media europea che è stata del -5,6% (a parte la Grecia a -8% che comunque ha recuperato più di noi).
Peggio dell’Italia hanno fatto solo i paesi europei con minore tradizione turistica, dalla Bulgaria alla Lettonia.

In questi giorni tutti auspichiamo e lavoriamo per una forte ripresa del turismo italiano ma dobbiamo renderci conto che c’è ancora molta strada da fare per recuperare quel -11%, mettendo al primo posto il fatto certo che il mondo dei viaggiatori è e sarà sempre più complesso.

Non abbiamo ancora raggiunto i livelli pre-pandemia

Su questo l’UNWTO pubblica dati incontrovertibili e fa già una prima stima per il 2023: nell’anno appena iniziato, in media gli arrivi turistici, internazionali saranno fra l’80-95% del livello pre-pandemia.

Quindi, se queste stime saranno confermate, torneremo ai livelli del 2019 solo a fine 2024. Ma com’è andato il 2022?
A livello globale hanno viaggiato 917 milioni di persone, ancora molto lontane dagli 1,4 miliardi di arrivi del 2019 (-37%).

L’Europa va leggermente meglio rispetto alla media mondiale, ma ha perso ancora il -21% degli arrivi turistici rispetto al 2019. Meglio dell’Europa è andato solo il Medio Oriente che ha contenuto le perdite al -17%.
Come vediamo nel grafico riportato qui in pagina il continente che ha perso di più è stata l’Asia con -77% causato sicuramente dalla riapertura tardiva delle frontiere in Giappone (ottobre 2022) e Cina (dicembre 2022).

Cosa ci può aspettare a livello globale

Per quanto riguarda i mercati di provenienza torneranno a viaggiare i cinesi e al momento possiamo registrare una domanda incalzante dagli Stati Uniti, incentivata da un dollaro forte rispetto alle altre valute, Euro incluso.
Restano tuttavia due grandi interrogativi:

  1. quanto impatterà la guerra in Ucraina sui viaggi in particolare dall’Est Europa verso l’Europa mediterranea e occidentale
  2. quanto impatteranno i costi di viaggio sulle scelte dei turisti di tutto il mondo di fronte al bivio destinazioni di prossimità o vacanze a lungo raggio.

Micheal O’Leary, CEO di Ryanair, ha infatti dichiarato al Corriere della Sera che i costi di viaggio in questi primi mesi saranno superiori del 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Marco Antonioli