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14 Mag 2019

WTTC: Travel & Tourism global economic impact & trends 2019

Come si trasforma l’impatto economico e sociale del turismo nel mondo e in Italia.

Recentemente il World Travel & Tourism Council ha pubblicato il report 2019 sull’andamento dell’economia del turismo nel mondo (base dati 2018), un documento utile per capire i trend in atto e prepararsi al turismo che verrà.

Il dato più significativo è il tasso di crescita del PIL turismo nel mondo pari al 3.9%, che risulta ancora più sorprendente se rapportato a quello del PIL globale che si attesta al 3,2%.
In pratica, il turismo è l’economia che cresce di più subito dopo il manifatturiero (4%) e che contribuisce al PIL globale in misura del 10,4%.
Analogamente è il 10% la forza lavoro impiegata nel turismo mondiale, cioè 1 lavoratore su 10. Se inoltre restringiamo l’analisi ai nuovi assunti degli ultimi 5 anni, il risultato di modificazione sociale è ancora più eclatante perché diventa 1 lavoratore su 5 occupato direttamente o indirettamente nel turismo.

Rispetto a questo trend economico e sociale positivo, apprendiamo dal rapporto WTTC 2019 che nei prossimi 10 anni il PIL dell’industria del turismo della Cina supererà quello degli USA diventando così il paese con il maggiore PIL generato dal turismo.
La Cina da sola infatti contribuirà a un quarto della crescita del PIL del turismo mondiale anche perché appartiene a un’area-mondo, l’Asia, che complessivamente detiene e deterrà ancora il più alto tasso di crescita globale.
Anche l’Africa registra numeri importanti con una crescita del 5,6% e in particolare il dato dell’Etiopia registra un incremento di ben il 48,6%!

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Ma vediamo cosa ci dice il report WTTC 2019 sull’Italia e sui nostri vicini di casa o competitor europei e mediterranei.
In Italia il tasso di crescita del 3,2% è in linea con la crescita mondiale ed è del 13,2% la quota di forza lavoro impiegata nel turismo, cioè 3,2% in più del dato mondiale.
Altro fatto rilevante è che il 76% della spesa turistica italiana è prodotta dal mercato interno e il 24% da turisti esteri. I nostri maggiori acquirenti stranieri sono Germania 21%, Francia 12% e Regno Unito (solo) l’8%.
Allargando lo sguardo ai competitor mediterranei, ad esempio Turchia e Egitto, il PIL turistico di questi due paesi nel 2018 è cresciuto rispettivamente del 15% e del 16,5%. La svalutazione delle monete locali e una maggiore sicurezza interna relativa hanno permesso questa importante ripresa del turismo.

Restando in Europa invece, che nel suo complesso cresce del 3,1%, è interessante vedere che i paesi con maggior tasso di crescita sono Portogallo (8,1%) e Grecia (6,9%) che hanno portato avanti politiche per allargare la stagione turistica e indurre i turisti a visitare aree meno note e frequentate.
Il Regno Unito invece è cresciuto solo dell’1%. Anche a causa della Brexit, la spesa dei turisti stranieri in quella destinazione è calata quasi del 10%.

Questi dati evidenziano margini importanti di miglioramento per l’economia italiana del turismo.
Può essere utile ad esempio prendere spunto dagli esempi positivi dei nostri diretti competitor come Grecia e Portogallo che stanno puntando in modo sostenuto all’ampliamento delle stagioni turistiche, motivando in vario modo i turisti esteri a visitare le zone meno note ma spesso più avvicenti e originali in termini di esperienze.
Queste soluzioni permettono infatti di generare sviluppo (sostenibile?) in aree spesso bellissime, ma in condizioni di crisi e spopolamento, creando così nuove opportunità di lavoro. In questi casi i nuovi posti di lavoro non sono solo legati alle spese turistiche dirette – accomodation, ristoranti, transfer, guide, etc. – ma anche derivati da attività collaterali come marketing, artigianato, valorizzazione del patrimonio immobiliare e più in generale dalla miriade di servizi che oggi compongono il mix caratteristico di offerta culturale di una destinazione.

Redazione
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