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04 Lug 2017

“The Travel & Tourism Competitiveness Report 2017” del World Economic Forum. Cultura e natura, punti di forza del turismo italiano. Italia stabile all’8° posto del TTCI (Travel & Tourism Competitiveness Index)

Otto trend che guidano la trasformazione dell’industria turistica.

Il Travel & Tourism Competitiveness Report, pubblicato ogni due anni dal World Economic Forum, ha l’obiettivo di mettere a confronto una serie di fattori e politiche, suddivise in 14 “pilastri”, che facilitano lo sviluppo sostenibile dell’industria Travel & Tourism (T&T). Nel rapporto, il TTCI (Travel & Tourism Competitiveness Index), indicatore di sintesi del World Economic Forum, confronta le economie turistiche di 136 stati nel mondo.

I dati utilizzati provengono dalle fonti più autorevoli del turismo: WTTC, UNWTO, IATA (International Air Transport Association) e numerose fra le principali compagnie di hotellerie (p.e. Marriott International, Hilton, ecc.) e aeree (p.e. Air Asia, Etihad Airways, ecc.).

Per comprendere al meglio i dati del TTCI è necessario un rapido excursus su quali sono i 14 “pilastri” che vengono analizzati: business environment, sicurezza e safety, salute e igiene, risorse umane e mercato del lavoro, sviluppo dell’ICT, capacità del governo di mettere in primo piano il settore T&T, apertura internazionale, competitività dei prezzi, sostenibilità ambientale, infrastrutture aeroportuali, infrastrutture di terra e portuali, servizi turistici, risorse naturali, risorse culturali.

In breve la classifica del TTCI 2017: al 1° posto troviamo la Spagna, seguita da Francia e Germania. Nelle prime dieci posizioni, sei sono occupate da Paesi europei. L’Italia è stabile all’8° posto. L’area asiatica è quella che è cresciuta di più rispetto al report del 2015: il Giappone ha guadagnato cinque posizioni ed è attualmente al 4° posto.

 

Otto trend che guidano la trasformazione dell’industria

L’industria T&T è una delle poche a livello mondiale capace di continuare a crescere, generare posti di lavoro e fare da traino per lo sviluppo nazionale, ma per continuare ad avere questa forza propulsiva deve adattarsi a questi otto trend che stanno cambiando il modo di viaggiare nel breve, medio e lungo periodo.

  1. I turisti di ieri non sono i turisti di domani: la crescita della classe media in alcuni Paesi in via di sviluppo come Cina e India insieme con l’accesso al mercato del turismo dei millennials sta cambiando e cambierà sempre di più in futuro il modo di viaggiare. Alcune stime dicono che solo il 5% della popolazione cinese è in possesso di un passaporto. Immaginiamo come possa cambiare il turismo quando questa percentuale aumenterà.
  2. Nuovi viaggiatori, vecchi sistemi: sebbene sia aumentato il numero di viaggiatori, i sistemi di accesso sono rimasti invariati, ma anche qui stiamo assistendo a un lento miglioramento. Se nel 2008 il 77% della popolazione mondiale doveva fare richiesta di un visto per viaggiare, nel 2015 siamo scesi positivamente al 61%.
  3. L’insicurezza geopolitica è la nuova normalità: se da un lato l’industria T&T sta migliorando sotto vari aspetti, dall’altro siamo costretti a vivere sempre più in un panorama geopolitico insicuro. Da un lato il terrorismo e dall’altro la xenofobia rischiano di limitare quella libertà di movimento acquisita negli anni dai cittadini di tutto il mondo.
  4. La Quarta Rivoluzione Industriale è qui: il modo in cui le persone sperimentano, consumano e condividono informazioni è cambiato drasticamente rispetto ad alcuni anni fa. Questo fatto ha portato alla necessità per le industrie di adattarsi. L’automatizzazione di alcuni processi richiede lo sforzo dei privati, del governo, del sistema educativo e della società civile per mitigare l’impatto a volte negativo che questa rivoluzione può avere sui posti di lavoro.
  5. Lavori, lavori, lavori. Ma dov’è il talento?: un lavoratore ogni dieci, nel mondo, lavora nel settore T&T. Alcune ricerche indicano che ogni trenta nuovi turisti che arrivano in una destinazione si genera un nuovo posto di lavoro. Le previsioni dicono che nel futuro l’occupazione nel settore continuerà a crescere. È anche il settore che dà lavoro al doppio di donne rispetto agli altri settori. Vista l’importanza del turismo a livello di occupazione è necessario che privati e pubblico collaborino per implementare programmi scolastici e universitari capaci di fornire ai neolaureati, che vorranno lavorare nel settore, tutte le competenze professionali necessarie. La clientela è sempre più esigente e internazionale.
  6. La sostenibilità è un “must”: se da un lato è chiaro come l’aumento di turisti in tutto il mondo è un fattore trainante anche per le altre economie, non dobbiamo ignorare il fatto che questo aumento ha un impatto significativo sull’ambiente. Per ora l’unica politica stabilita nella direzione della salvaguardia dell’ambiente è la riduzione delle emissioni di gas inquinanti da parte di tutte le compagnie aeree entro il 2020. Allo stesso modo il comparto dell’hotellerie e della ristorazione dovrà impegnarsi a misurare e a ridurre il consumo di energia elettrica e di acqua.
  7. Le infrastrutture stanno diventando un “collo di bottiglia”: i turisti ormai chiedono di potersi spostare rapidamente. Perché ciò sia possibile è necessario che diventi più veloce l’attraversamento dei confini e, soprattutto, che le infrastrutture di terra diventino più efficienti.
  8. Speriamo in un framework comune per il turismo nel 21° secolo: per stare al passo con l’evoluzione del settore T&T è ormai necessario che gli Stati non seguano più politiche autoreferenziali, ma è necessario disporre un piano di governance globale del settore rispettato da tutti gli attori in campo e che non venga limitato dalla paranoia della sicurezza dei propri confini nazionali.

 

Italia, grandi potenzialità non ancora pienamente sfruttate

Nel TTCI l’Italia si consolida all’8° posto. Vedendo la classifica possiamo notare come alcuni Paesi che ci stanno davanti hanno un minor numero di risorse culturali e naturali rispetto all’Italia, ma possono contare su un’organizzazione turistica migliore, su una maggior competitività dei prezzi e su un maggior impegno dei propri governi a dare priorità al settore T&T.

Nella tabella qui sotto è possibile notare come per quanto riguarda i prezzi (terza colonna) siamo in terzultima posizione solo davanti a Regno Unito e Svizzera e a pari merito con l’Austria, mentre per quanto riguarda la priorità del settore T&T (prima colonna) siamo davanti solo a Turchia e Repubblica Ceca e allo stesso livello di Croazia e Belgio.

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Punti di forza

L’Italia, per restare al passo con gli altri Paesi nell’élite mondiale, deve assolutamente fare leva su tre punti di forza:

  • Quantità e qualità delle risorse culturali, siamo al 5° posto. L’Italia è il Paese con più patrimoni culturali UNESCO al mondo
  • Qualità dei servizi turistici, siamo all’11° posto
  • Quantità e qualità delle risorse naturali, siamo al 12° posto.

Inoltre dal rapporto emerge che l’Italia sta lavorando molto bene sulle infrastrutture di terra dove la crescita nella classifica TTCI è stata di dieci posizioni. Questo dato tiene però conto solo dei collegamenti fra le grandi città, ormai rapidi e frequenti mentre non considera il sistema ferroviario regionale.

Punti di debolezza

  • Competitività dei prezzi, siamo al 124° posto, nonostante l’incremento di nove posizioni rispetto al 2015
  • Business environment, siamo al 121° posto, a causa soprattutto di una scarsa efficienza della burocrazia (siamo al 134° posto su 136 paesi!) e a un eccessivo impatto fiscale sugli incentivi all’investimento (135° posto su 136!)

L’Italia si trova inoltre a metà classifica, ma in calo di dieci posizioni, rispetto alla capacità del governo di porre come priorità il settore T&T. In questo caso il TTCI ritiene che l’Italia non abbia una politica di branding e di marketing efficace per attirare i turisti: è infatti al 104° posto.

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In estrema sintesi l’Italia deve assolutamente rendere più snella e veloce la burocrazia (!) e fornire maggiori incentivi alle imprese turistiche. Allo stesso tempo il governo dovrebbe attrezzarsi con politiche di branding e di marketing al passo coi tempi. Il patrimonio culturale e naturalistico c’è, dobbiamo fare di più per organizzarlo, renderlo accessibile e valorizzarlo al fine di intercettare i flussi. I turisti internazionali ricercano sempre più un viaggio nelle città d’arte o in un parco naturalistico, mettendo ormai in secondo piano i turismi “classici” come il mare e la montagna.

Redazione
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